Nella Città della Luce la bellezza sopravvive grazie ai suoi testimoni. Musei, palazzi e opere risiederebbero in silenziosa solitudine se non fosse per quelle fugaci esistenze che li abitano. Cos’è — mi chiedo — la bellezza se nessuno la può vedere?
E dunque solo tramite l’uomo le opere dei più grandi artisti possono diventare emozione e fascino, i monumenti più grandiosi il fondale di un amore giovane.
Ma questi umani riescono a rendere bello anche ciò che è più misero. Rampe di scale diventano forse la via per un felice incontro, sporchi vagoni i protagonisti di chissà quali storie, e metallo, e vetro, e luce e legno la scenografia di esistenze uniche di cui, ahimé, non potei catturare che un singolo attimo.



















